CHE COS’È IL BHAKTI YOGA

Lo Yoga della Devozione

“Sia che guardiamo alle divinità hindu come archetipi interiori, come personaggi mitici o aspetti di un potere universale, esse sono davvero presenti nelle vite di milioni di persone.”

- Sally Kempton, “Il risveglio della Shakti”

“Coloro che fissano la loro mente su di Me, che Mi glorificano costantemente e possiedono una grande fede: considero loro i più perfetti di tutti.”

- Krishna, Bhagavad Gita, cap. 12

Un percorso spirituale

Il Bhakti Yoga è una delle forme tradizionali dello yoga e pone l'accento sull'amore e la devozione nei confronti del divino - Bhakti in sanscrito significa proprio devozione: deriva dalla radice bhaj, che significa “dividere, condividere, partecipare, appartenere a. È considerato lo yoga delle emozioni, uno dei sentieri più diretti e accessibili per raggiungere l'unione spirituale, o moksha, che è l'obiettivo finale dello yoga. Nell'induismo, il conseguimento del moksha è considerato il fine ultimo a cui possono aspirare gli esseri umani, il culmine di un percorso spirituale che porta al riconoscimento della propria vera natura (Atman) come identica al principio universale supremo (Brahman).

Durante la prima chiacchierata che ho fatto con Tania Ho, la mia guida di Bhakti Yoga, il primo giorno in cui ho partecipato al suo gruppo di studio a Chang Mai, le ho confessato la mia rigidità nei confronti delle pratiche devozionali: perché dovrei essere devota a una divinità? E poi, comunque, a quale? 

Che cos’è la devozione

La devozione è innanzitutto un sentimento di forte affetto e dedizione verso qualcuno o qualcosa. In ambito religioso, si manifesta come un attaccamento profondo e fedele a una divinità, a principi spirituali, o a pratiche di culto. La devozione può essere espressa attraverso la preghiera, il canto di inni, la partecipazione a cerimonie religiose, il pellegrinaggio, o altre forme di adorazione. Non è solo un atto esteriore, ma coinvolge anche una profonda esperienza interiore di amore, rispetto e sottomissione alla volontà della divinità o all'insegnamento spirituale seguito.

Nel contesto più ampio, la devozione può riferirsi anche a un impegno o dedizione intensa verso una causa, un'idea, una persona, o un'attività, caratterizzata da un forte sentimento di lealtà e di affetto. La devozione in questo senso può essere vista come la qualità di essere fedeli e costanti nel supporto o nel servizio.

La devozione negli Yoga Sutra

Negli Yoga Sutra del filosofo indiano Patanjali, testo che risale al periodo tra il II e il IV secolo d.C e rappresenta una pietra miliare dello yoga classico, troviamo una guida sistematica per raggiungere lo stato di yoga, ossia l'unione della mente individuale con il divino, attraverso otto tipologie di pratiche che includono discipline etiche, pratiche fisiche, controllo del respiro, ritiro dei sensi, concentrazione, meditazione e infine samadhi, l'unione mistica. Sebbene Patanjali non parli esplicitamente di Bhakti Yoga, il concetto di devozione e resa a un principio superiore è certamente presente e considerato importante nel contesto della sua visione dello yoga, in particolare tramite il concetto di Ishvara Pranidhana, che si riferisce alla dedizione a Ishvara, che può essere inteso come un dio personale, il Sé universale, o la realtà ultima. Questa pratica è vista come un mezzo per coltivare l'umiltà, ridurre l'ego e accelerare il progresso spirituale verso il samadhi.

La devozione nella Bhagavad Gita

Nella Bhagavad Gita, nel capitolo 12, Arjuna chiede a Krishna se sia meglio una devozione personale nei confronti della divinità come il Bhakti Yoga, oppure la contemplazioneo della divinità come un Assoluto Impersonale (il Brahman indifferenziato). Krishna risponde che entrambe le modalità avvicinano l’umano al divino, ma la via più facile è quella dell’amore, perché nell’approccio intellettuale la mente si trova a dover affrontare molte lottei. Nello stesso testo si individuano quattro tipi di devoti che praticano il Bhakti Yoga:

  • coloro che lo praticano perché sono fortemente stressati dall'ansia o dalle circostanze della loro vita e vedono il Bhakti yoga come una forma di sollievo;

  • coloro che lo praticano per la curiosità di conoscere il divino e per interesse intellettuale;

  • coloro che lo praticano per ottenere una ricompensa, in questa vita o nell'aldilà;

  • coloro che amano Dio spinti dall'amore puro, non cercando e non desiderando nulla al di là di quell'esperienza di unione amorosa.

Immaginazione e Meditazione

Da Jung in poi, il ruolo cruciale dei miti e dei simboli nelle dinamiche della coscienza individuale e collettiva è riconosciuto da molte correnti della psicologia e della psicoterapia.

Le tradizioni spirituali antiche avevano già compreso l'importanza dell'immaginazione, riconoscendo che la contemplazione di qualità elevate o di archetipi divini potesse aiutare l’individuo a incarnare tali qualità. 

Con Tania abbiamo ripercorso come nelle tradizioni tantriche, buddiste ed hindu, la meditazione sulla divinità si è sviluppata in una pratica viva per trasformare la coscienza

L’insegnante suggerisce che lo studente mediti su una particolare divinità per attivarne le qualità nella propria psiche. La divinità diviene il fulcro della meditazione e agisce come una guida interiore, con potenti benefici psicologici.

Interpretazione e Introspezione

Le divinità della mitologia induista possono essere interpretate come strumenti di introspezione da utilizzare durante la meditazione: simboleggiano determinate caratteristiche energetiche su cui vogliamo o abbiamo bisogno di concentrarci, per bilanciare e far crescere la nostra stessa energia.

Poiché la coscienza umana e l’immaginazione umana sono dotate di creatività, la nostra attenzione a queste forme ha un effetto potente sulla nostra esperienza di vita personale e riguarda anche la coscienza collettiva.

In altre parole, le divinità rappresentano aspetti della nostra energia vitale che abbiamo bisogno di arrivare a conoscere. Non sono collegate solo alla loro cultura di nascita: le loro energie sono in gioco in ognuno di noi.